Articolo del 30/05/2023

Il cuore è un organo muscolare che svolge una funziona vitale per l’organismo, quella di distribuire con la sua ritmica contrazione, sangue e ossigeno a tutti gli organi e tessuti del nostro corpo.

Il cuore ha quindi un ruolo vitale, ma spesso a causa di uno stile di vita poco sano, mettiamo a rischio la salute cardiaca e anche quando il corpo stesso ci manda i segnali di allarme, tendiamo a sottovalutarli.

Capiamo con il Dottor Colonna, cardiologo in Ars Medica come tenere sotto controllo la salute del cuore e le strategie per una corretta prevenzione.

Quanto è importante la Prevenzione?

La prevenzione è sempre il primo passo importante contro le malattie del cuore.

Nonostante le soluzioni mediche e chirurgiche nel campo della cardiologia siano sempre più efficaci, la prevenzione cardiovascolare può essere di due tipi:

  • primaria, quando è messa in atto da soggetti sani, che non hanno cioè una malattia cardiaca ma devono comunque evitare di esporsi al rischio di svilupparla (tanto più se hanno una familiarità con problematiche cardiache o altri fattori di rischio legati allo stile di vita). Uomini e donne dovrebbero attuare tale prevenzione sin da giovani;
  • secondaria, quando riguarda coloro che sono stati già colpiti da un infarto o da altre patologie cardiovascolari, quindi considerati, da un punto di vista clinico, malati cronici.

Le strategie preventive iniziano da determinate abitudini di vita che consentono di modificare alcuni fattori di rischio e da un opportuno e corretto controllo periodico della salute cardiaca.

I fattori di rischio cardiovascolare

Esistono vari fattori di rischio cardiovascolare, possono essere modificabili o non modificabili. Tra i fattori non modificabili c’è la familiarità. Con familiarità si intende, per esempio, quando abbiamo un genitore o un parente prossimo che soffre o ha sofferto di patologie al cuore. Altri fattori di rischio non modificabili sono l’età e il sesso.

È possibile intervenire solo sui cosiddetti fattori di rischio modificabili, tenendo sotto controllo la pressione arteriosa limitando gli elementi che possono aumentarla, adottando una dieta adatta a mantenere il colesterolo nei suoi livelli corretti, tenendo sotto controllo la glicemia, ed evitando il sovrappeso e la sedentarietà.

I fattori di rischio modificabili sono tutti quei fattori associati a abitudini e stili di vita e che impattano pesantemente sulla salute del nostro cuore. Avere uno stile di vita sedentario certamente non aiuta, al contrario fare attività fisica di tipo aerobico e mantenersi fisicamente attivi, compatibilmente con la propria età e il proprio stato di salute è l’arma migliore.

Quando rivolgersi al cardiologo?

Ci sono dei segnali che il corpo invia per i quali è importante rivolgersi a uno specialista:

  • dolore al petto;
  • fiato corto, dopo sforzi o quando si è in posizione supina;
  • sincope, cioè improvvisa perdita di coscienza senza alcuna preavviso;
  • riduzione della capacità fisica con comparsa di stanchezza anche dopo sforzi che in precedenza si facevano senza difficoltà.

In generale, inoltre, se si hanno dubbi sulla salute del proprio cuore è sempre bene sottoporli all’attenzione medica.

È opportuno fare una prima visita cardiologica dopo i 40 anni di età, anche in assenza di sintomi e campanelli di allarme per valutare il proprio profilo di rischio cardiovascolare. Una periodica visita cardiologica di controllo, con le tempistiche indicate dallo specialista, è poi solitamente consigliata in particolare a pazienti con fattori di rischio cardiovascolare quali età avanzata, ipertensione arteriosa, diabete o familiarità per patologie cardiache.

La visita cardiologica

La visita con il cardiologo è sempre il primo passo nella valutazione cardiaca, anche quando non c’è un preciso sospetto patologico.

Il medico inizia dall’anamnesi, cioè una raccolta di informazioni, da parte del medico, sulla storia clinica del paziente, su eventuali sintomi accusati, su malattie pregresse o familiarità e, ovviamente, sullo stile di vita, per individuare eventuali fattori di rischio.

Successivamente il medico controlla la pressione e il respiro; misura la temperatura; valuta la frequenza e la qualità del battito cardiaco; esamina lo stato dei vasi sanguigni più superficiali, controllando anche la presenza di eventuali rigonfiamenti nelle gambe o sull’addome, possibile spia di accumulo di liquidi e, quindi, di un cattivo funzionamento della pompa cardiaca.

Terminata questa fase, se lo ritiene opportuno, lo specialista può prescrivere una serie di accertamenti diagnostici più approfonditi.

Gli esami consigliati per la salute del cuore

I principali esami che vengono impiegati per monitorare la salute del cuore e dei vasi sanguigni e porre quindi diagnosi cardiovascolari sono:

  • -Elettrocardiogramma (ECG)

È un esame non invasivo che registra l’attività elettrica del cuore mediante degli elettrodi posti sul corpo del paziente e collegati da fili elettrici all’elettrocardiografo.

Può essere svolto a riposo o sotto sforzo: in questo secondo caso il paziente è in movimento su un tapis roulant o su una cyclette.

L’elettrocardiogramma a riposo è utile per individuare anomalie della conduzione dell’impulso elettrico, definite aritmie, un ispessimento delle pareti cardiache o danni cardiaci pregressi. L’elettrocardiogramma sotto sforzo, invece, è in grado di rilevare eventuali segni di ischemia miocardica.

  • Ecocardiogramma

Detto anche ecocardiografia, è sostanzialmente un’ecografia del cuore, ovvero un esame non invasivo che, mediante l’utilizzo di una sonda che emette ultrasuoni, permette di visualizzare e osservare dimensioni, forma e movimento del cuore.

Consente quindi di valutare morfologia e funzionalità del cuore, lo spessore e la contrattilità delle pareti, la grandezza di atri e ventricoli, struttura e funzionalità delle valvole cardiache, aiutando per esempio a individuare cardiopatie e patologie valvolari, anche congenite.

Può essere eseguito in modalità transtoracica, cioè appoggiando la sonda sul torace, o transesofagea, cioè introducendo la sonda nell’esofago.

Sfruttando l’effetto doppler può anche esaminare il flusso sanguigno cardiaco (ecocolordoppler cardiaco).

Può essere effettuato a riposo o sotto stress farmacologico, cioè durante la somministrazione endovenosa di farmaci che portano cuore e sistema circolatorio a comportarsi come durante uno sforzo fisico.

  • Ecocolordoppler arterioso e venoso

Sono esami ecografici, non invasivi, che, sfruttando l’effetto doppler, permettono di valutare morfologia e funzionalità dei principali vasi sanguigni arteriosi e venosi, studiando anche il flusso di sangue al loro interno.

  • Holter ECG

L’holter è un dispositivo portatile che consente di registrare parametri vitali per un tempo prolungato e che può essere utilizzato anche per oltre 24 ore.

L’holter ECG è collegato a elettrodi che, posizionati sulla pelle, rilevano l’attività elettrica del cuore. Durante il tempo dell’esame, il paziente deve eseguire le attività quotidiane abituali, facendo solo attenzione a non far staccare le piastrine che mantengono gli elettrodi nella loro posizione. Eventuali problemi si possono segnalare tramite un pulsante dell’holter che registrerà il dato.

  • TAC coronarica

Si tratta di un esame che, attraverso radiazioni, permette di ottenere immagini tridimensionali di sezioni anatomiche. Quella coronarica, nello specifico, consente di valutare con precisione lo stato dell’aorta, delle coronarie e delle grosse arterie, rilevando anche eventuali segni di aterosclerosi e diagnosticando un’eventuale malattia coronarica.

La TAC coronarica si effettua sdraiati su un letto che si muove orizzontalmente in una struttura tubolare che emette raggi X e ruota attorno al paziente. Viene somministrato per via endovenosa un mezzo di contrasto per permettere la visualizzazione dei vasi.

In alcuni casi può essere necessario somministrare preventivamente un farmaco per ridurre la frequenza cardiaca, migliorando così la qualità dell’immagine.

Questo esame consente di valutare con estrema precisione morfologia e funzionalità del muscolo cardiaco, sia a riposo sia dopo stress indotto farmacologicamente, senza sfruttare radiazioni, ma grazie all’applicazione di un campo magnetico.

È un esame di secondo livello per la valutazione di malattie a carico del cuore e delle valvole cardiache: vi si ricorre quando l’ecografia non riesce a fornire le informazioni necessarie (per esempio in caso di forti fumatori o di pazienti con protesi mammaria), o se è necessaria una maggiore definizione della struttura del miocardio.

Richiede la somministrazione per endovena di un mezzo di contrasto, per migliorare la visualizzazione dell’organo. Può essere svolta anche con la somministrazione di un farmaco che porta cuore e sistema circolatorio a comportarsi come durante uno sforzo fisico (risonanza da stress).

È un esame diagnostico non invasivo che consente di raccogliere informazioni sul funzionamento del cuore previa somministrazione di un radiofarmaco che si fissa a livello del muscolo cardiaco permettendo a una specifica apparecchiatura di acquisire immagini ed eventuali anomalie. Viene eseguito sotto sforzo e a riposo.

Permette in particolare di valutare la vitalità del miocardio e di rilevare eventuali deficit di perfusione, cioè di afflusso di sangue al cuore. È indicato, in particolare, in caso di sospetta cardiopatia ischemica, oppure nei pazienti con malattia coronarica già nota, per valutare l’entità e la distribuzione delle zone del cuore che ricevono meno sangue e il comportamento del cuore sotto sforzo che specifiche antipertensive e anticolesterolo.


Conclude il medico: “Il momento fondamentale dell’incontro tra medico e la persona che si rivolge a lui è l’ascolto del racconto che il paziente fa della propria storia clinica e dei sintomi lamentati.
Questo dialogo, non sostituibile da nessuna intelligenza artificiale, che non è in grado di cogliere le sfumature emotive e distinguere tra dati oggettivi e menzioni puramente soggettive.
Dalle parole del paziente si può già fare un diagnosi”.

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