La tiroide è una ghiandola endocrina situata nella regione anteriore del collo, davanti alla trachea, e produce T3 E T4 (ORMONI TIROIDEI).
L’alterazione nella produzione di questi ormoni determina rispettivamente o un ipotiroidismo (secrezione ridotta) o un ipertiroidismo (produzione in eccesso).
Talvolta possono insorgere delle alterazioni della morfologia ghiandolare sotto forma di pseudonoduli o di noduli che sono da inscriversi rispettivamente a patologie infiammatorie o tumorali benigne o non benigne.
La Prof. ssa Grilli specialista in endocrinologia in Ars Medica ci spiega cosa sono i noduli alla tiroide e perché è importante tenerli sotto controllo.
La tiroide può andare incontro ad alterazioni di tipo morfologico della ghiandola tiroidea, e alterazioni della produzione di ormoni. I noduli possono insorgere per vari motivi ad esempio un ipotiroidismo misconosciuto nel tempo, una predisposizione familiare, la presenza di una infiammazione della tiroide (tiroidite).
Quando bisogna preoccuparsi e come si possono curare?
I noduli tiroidei non sono preoccupanti se tempestivamente rilevati e trattati correttamente.
Quando non hanno una indicazione chirurgica, i noduli tiroidei vanno controllati nel tempo con esami clinico strumentali. Se si associa un’alterazione degli ormoni tiroidei (iper o ipotiroidismo) il trattamento sarà consequenziale.
Come riconoscere un nodulo maligno?
La natura di un nodulo si studia con la raccolta di un campione citologico tramite agoaspirato ecoguidato, metodica che fornisce informazioni quasi certe sulla benignità o malignità del nodulo stesso. L’indicazione ad eseguire l’agoaspirato viene data in base alle caratteristiche ecografiche di sospetto, alla clinica e alla valutazione di alcuni altri parametri (aumento calcitonina, tireoglobulina, presenza di un carcinoma tiroideo in un familiare stretto).
Quando si devono togliere?
Le indicazioni chirurgiche possono essere date da deviazione tracheale, immersioni delle nodularità al di sotto del giugolo, referto Tir3B, Tir4 o Tir5 all’ago aspirato ed anche nei casi di recidive di nodularità dovute ad ipotiroidismo; negli ipertiroidismi non risponde al trattamento medico; nel M. di Basedow nodulare.
C’è un’origine ambientale?
Esistono fattori ambientali che interferiscono con la funzione tiroidea (interferenti tirodei o thyroid disruptors) o con l’azione ormonale stessa alterando l’equilibrio tiroideo e/o la morfologia della ghiandola.
Queste sostanze sono oltre 100 e provengono o dall’ingestione di alimenti o dal contatto o da inalazione di polveri. Tra i principali interferenti ricordiamo i policlorobifenili detti PCB, la diossina, il bisfenolo A, i flati, i pesticidi (le miscele di PCB sono degli isolanti termici, elettrici, additivi di vernici, carte copiative, adesivi sigillanti cioè sostanze che bloccano l’infiammabilità). Una loro caratteristica è di permanere nell’ambiente in via stabile.
Le cure naturali funzionano?
L’introduzione di trattamenti con integratori hanno un buon risultato soprattutto nelle fasi iniziali e nelle forme infiammatorie.
Perché si parla di nodulo tiroideo?
È sempre più frequente il riscontro di nodularità tiroidee, forse perché si fanno più di frequente ecografie della tiroide; forse perché dopo Chernobyl l’incidenza di patologie tiroidee è più frequente e allo stesso tempo c’è una sensibilità maggiore, sia da parte dei medici sia da parte della popolazione, a studiare la tiroide.
Come si studia il nodulo tiroideo?
L’esame che più frequentemente si esegue è l’ETG della tiroide per valutare la sua morfologia.
L’esame offre la possibilità di stabilirne le dimensioni, le caratteristiche (se solido, liquido o misto), e avvalendosi dello studio color doppler, è possibile sapere se è irrorato solo perifericamente o anche al suo interno, se vi sono microprecipitazioni, se è unico o multiplo.
In associazione all’ETG gli esami degli ormoni tiroidei e il dosaggio degli anticorpi si valutano anche in funzione di una tiroidite associata, e nei casi in cui vi sia o un TSH (ormone prodotto dall’ipofisi) basso o inibito; quando si è in presenza di un TSH basso con frazioni libere normali si è indicata una scintigrafia tiroidea con tecnezio o con iodio-captazione.
Qualora le caratteristiche della nodularità all’ETG oppure nei casi in cui le nodularità, siano apprezzabili alla palpazione, si fa sottoporre il paziente ad un esame citologico con ago sottile (FNA) del nodulo per valutarne la natura.
In questi casi l’esito del cito-aspirato che può variare da TIR 1 a TIR 4/5 ci indurrà a seguire, a seconda della risposta, comportamenti diversificati.
Nei casi di:
- TIR 2 si controllerà il paziente nel tempo, ammesso che gli altri parametri bioumorali e funzionali siano normali e che le strutture adiacenti (trachea) non siano compresse o deviate.
- TIR 3A in questa evenienza si stabiliranno dei periodici controlli con l’ETG tiroidea per valutarne l’andamento e il suo eventuale accrescimento che potrà essere indice di indicazione chirurgica o reiterazione dell’FNA.
- TIR 3B l’indicazione permane esclusivamente chirurgica con accertamento istologico.
- TIR 1, cosiddetti non diagnostici, è necessario ripetere l’ago aspirato poiché non è stata formulata la diagnosi per cosiddetto prelievo inadeguato, anche se tale evenienza si può verificare nei noduli molto compatti, caratteristica che non deve essere trascurata.
- Ovviamente i TIR 4/5 sono appannaggio esclusivo del chirurgo.
Nei casi in cui il nodulo fosse caldo alla scintigrafia si valuterà l’opportunità di controllarlo sempre da un punto di vista funzionale e sintomatologico.
Come si trattano oggi i noduli?
Un tempo le nodularità non ritenute di interesse chirurgico si trattavano con ormone tiroideo per evitare che il TSH si innalzasse e potesse essere causa di accrescimento o di trasformazione.
Oggi si preferisce trattare solo quei pazienti che manifestano un ipotiroidismo mentre per gli altri l’osservazione ecografica e clinica risulta sufficiente allo scopo.
Tuttavia, nei pazienti che dimostrano un distiroidismo che si manifesta con una sintomatologia specifica si può intraprendere un trattamento con integratori predisposti a queste eventualità.
Non va sottaciuto un trattamento alternativo, nei casi di benignità e in cui vi sia l’indicazione, di ablazione del nodulo con laser o con termoablazione.